Presentazione del Torneo Sociale 2014: Cominciamo bene
“Comprami, io sono in vendita, e non mi credere irraggiungibile…” Così cantava Viola Valentino alla fine degli anni Settanta con un sottile richiamo al mestiere più antico del mondo, così sussurravano agli otto Presidenti nei meandri degli spogliatoi i soci dell’Aniene iscritti al Torneo a centinaia. Logica vorrebbe che al singolo giocatore convenga essere pagato poco, per avere meno pressioni ed accasarsi in una squadra più competitiva. Ma il calcettaro nostrano, lungi dall’archetipo dell’omo oeconomicus caro a Vilfredo Pareto e alla teoria economica neo-classica, resta un inguaribile narcisista. Avido di coccole, considerazione e fiducia, vuole che intorno al suo nome si scateni una folle asta al rialzo dai partecipanti molteplici, salvo poi lamentarsi per il mancato approdo nella squadra preferita.
Dunque dopo settimane di doppi e tripli giochi, riunioni carbonare e telefonate-fiume, la sera dell’Asta è finalmente arrivata e nel salone del circolo davanti ad un folto pubblico di addetti ai lavori e semplici curiosi tutti i soci iscritti sono stati venduti. Tra rilanci compulsivi e silenzi assordanti, gli otto presidenti, tutti con almeno un vice, qualcuno con staff decisamente più articolati e complessi, hanno messo a frutto il loro budget limitato di soldi virtuali per completare al meglio la loro rosa di giocatori.
Un quadro d’insieme dalle tinte gattopardesche, se si pensa che quasi tutti i Presidenti, vuoi per legami affettivi vuoi per dare continuità al progetto tecnico, hanno comunque fatto il possibile per riconfermare parti integranti della loro vecchia rosa.
Tuttavia le sorprese non si sono fatte attendere. Perché una cosa è teorizzare che i mercati sono pazzi per natura in quanto governati dagli spiriti “animali”, ben altra cosa è ritrovarsi a battere Malagò al prezzo di Bonito (che è poi meno della metà di quello di Segato), o verbalizzare che Bolla è costato meno di un sesto di Catalano e Ciancio (e meno di un decimo di Bomber Gasbarri).
Ci eravamo lasciati con il cucchiaio di legno a Rezza e la Coppa al team De Matteis-Giuffrida e da lì dobbiamo ripartire. Perché se chiedeste a Rezza cosa ci sia di peggio di arrivare ultimo, vi risponderebbe arrivare ultimo quando Maspes è arrivato primo. Così con l’intraprendenza cinica dell’imprenditore smaliziato l’intuizione di una vendetta servita freddissima: Rezza compra Maspes all’asta e resiste a 48 ore di allettanti e insistenti proposte di scambio da parte di De Matteis e soci. C’è chi ha parlato di un delitto d’onore, chi ha scomodato il caso Lotito-Pandev, addirittura chi ha invocato l’intervento esterno di organi giudiziari super partes. Ciò che filtra ai nostri occhi è che la telenovela è solo all’inizio.
Per una rapida radiografia delle squadre e delle rispettive strategie, partiamo ovviamente dai campioni in carica. De Matteis e Giuffrida hanno cercato di non sconvolgere un’identità mostratasi vincente pur nella consapevolezza di dover cambiare qualcosa. Non riuscendo a confermare il blocco degli Over Barra-Maspes-Iniseo e con Costanzo out, si è ripartiti da un nuovo top player come Natoli, che con Giuffrida parla la stessa lingua del calcio bailado. Portieri nuovi, Meliti Spallucce Boban, e anni importanti da Morra e Cucchiara. Il resto è un gruppo rodato dall’equilibrio molto solido.
Fabbricini, finalista a sorpresa della scorsa primavera, ha rafforzato la leadership familiare inglobando il fratello Andrea e il cugino Marco. Accanto a Carlo Di Bella, miglior giocatore della scorsa edizione, ci sarà Di Bagno, l’investimento più importante. Il resto sono acquisti mirati a prezzi di saldo tra cui spicca il redivivo Mescolini junior, Albini e Fabbri per la porta, Bay e Iniseo come Over.
Fioretti, dopo una stagione di tante ombre e poche luci, rinnova la fiducia ai fratelli Grisolia e ad Adriano Ciardullo, attaccante dall’indiscusso potenziale realizzativo talvolta offuscato dalla prodigalità alla buona cucina. L’uomo nuovo invocato dalla piazza è Alessandro Sarandrea, portiere di livello assoluto in grado di infondere sicurezza a tutti i compagni. Mino Catalano è la scommessa, a riprova che dopo Gervinho il calcio di oggi ha tanta voglia di riscoprire quelle che una volta si chiamavano le “ali”.
I gemelli Tasco hanno optato per un più ampio coinvolgimento di Mister De Petris (Simone, quello bravo, ndr), che prima di indossare la tuta e rimboccarsi le maniche ha voluto accompagnare la società nelle delicate scelte di mercato. Insieme a Servi, acquisto da tutti invidiato, sono dunque arrivati Ciancio Nirdaci e Merlo, ma anche Stefano Pepito Rossi, Federici, ed altri generosi gregari, per una rosa che appare oggi come una delle più complete.
Quando in famiglia si rischia di litigare meglio affidarsi ad un tutore esterno. Allora i Cecilia si affidano a Costantini allenatore per riproporsi nella caccia al primato. Oltre ai Cecilia junior e senior un parco giocatori di assoluto rispetto: Picciotti, Mazzenga, Silvestri ed il Chicharito Abrignani tra gli assoluti, Nati Follina e De Amicis tra gli over, ed un portiere, Chiappetta, che all’Aniene non ha avuto ancora modo di mostrarsi per quel che vale.
Scelte agli antipodi per gli avvocati Celani e Vecchio. Celani ha investito la totalità del patrimonio disponibile per due giocatori, ma che giocatori: Diego Tavano, che se in giornata le partite le sa vincere anche da solo, ed un portiere fortissimo come Elio Tartaglia. Gilardoni e Celani stesso saranno gli over di riferimento. Tra gli acquisti a zero lire (o quasi) tante potenziali sorprese, da Lollo Ticca a Lello Leonardo. La guida tecnica è affidata a Silvio Crisari, a cui in passato abbiamo visto spesso organizzare nozze con i fichi secchi.
Vecchio ha voluto invece diversificare, partendo dall’acquisto della stella Murino e da un gruppo di Over che tutti gli invidiano (e di cui Federico non fa parte, ndr): la vecchia guardia Rocco-Bolla-Malagò si aggiunge al feroce Saladino, attaccante tra i più forti in circolazione, ed al contesissimo Minnetti, che per pelata dinamismo e intelligenza è stato in sede d’asta paragonato al Temuri Ketsbaia dei tempi del Newcastle. Centimetri utili davanti li assicura il pichichi Gasbarri, ed anche tra gli Assoluti ciò che traspare è la grande abbondanza di soluzioni. Ma se in Spagna da oltre un secolo il Real Madrid porta insieme ai tanti trofei la scomoda nomea di “equipo del gobierno”, cosa diranno i complottisti d’assalto di una squadra che insieme annovera oltre al Presidente del Circolo e del Coni altri tre membri del consiglio direttivo e persino il figlio del presidente dei revisori dei conti?
L’ultima parola è sempre per Rezza. Ferito nell’orgoglio dai gesti di scherno dei presidenti di rivali (sorpresi a più riprese ad ammonirlo indicando quel cucchiaio di legno simbolo di passate disfatte), il presidentissimo, con i suoi assistenti Cozzani (che a mò di Galliani si occupa della parte tecnica) e Barbato (che a mò di Barbara cura invece la comunicazione e le relazioni esterne, mentre alquanto incerta e nebulosa resta la figura di Soro) stavolta si è presentato con le idee molto chiare. Due obiettivi sensibili, entrambi centrati: Riccardo Barra, a dir poco determinante nella conquista dell’ultima edizione, e Jacopo Vavalli, giocatore universale al livello dei nostri migliori che come Aniene abbiamo a lungo sofferto come avversario quando era socio del Tevere Remo. Conferme importanti per Domingo Naldi e Kian, mentre faranno ancora discutere le investiture di Segato e Maspes.
Lunedì già si gioca, la parola al campo.