Chi ben comincia…
A sole tre settimane dall’asta ben tre agguerritissime giornate di regular season sono già state consegnate agli almanacchi ed il fitto calendario imposto dal sergente di ferro Di Bella offre finalmente l’occasione di una breve pausa di riflessione. Per leccarsi le ferite, meditare sui propri errori, godersi le gioie effimere di un buon inizio torneo, sperare di recuperare qualche infortunato o semplicemente attendere un addio ai monti di manzoniana memoria dei consoci più inclini a frequentare le valli alpine.
Eppure ad alcuni basterà sedersi a contemplare la classifica dalla propria scrivania d’ufficio, magari pochi metri sopra il livello del mare, per abbandonarsi alle vertigini dell’alta quota. Una classifica che non vede ancora un padrone (nessuna squadra a punteggio pieno e primato condiviso) né una cenerentola (nessuna squadra a bocca asciutta e ultimo posto condiviso), ma che inizia a delineare delle gerarchie per certi versi inaspettate. Perché di sorprese, in questo avvio, non si può certo dire che il torneo sia stato avaro.
Che Celani potesse vincere la gara di esordio trascinato dall’asse Tartaglia-Tavano era probabilmente nelle carte. Che un campione assoluto come Tavano potesse ispirare la rinascita realizzativa di Alessio Gilardoni pure. Ciò che nessuno poteva immaginare era invece una vittoria nella seconda giornata, senza Tavano, senza Tartaglia, solo un pugno di uomini accreditati di una turpe fine ingloriosa. Invece Chiariello si improvvisa portiere e per un’ora, con la complicità di quel fattore imponderabile spesso volgarmente accostato al fondoschiena, si convince di esserlo sempre stato. Pietro Gilardoni si ricorda di quando, capitano dell’Aniene Under 21, aveva ancora entrambe le ginocchia ed insieme al suo zio Gamberone scrive cinque volte il suo cognome sul tabellino.
Sull’onda emotiva della grande impresa era lecito credere in una fuga solitaria, specie quando il tam-tam radiofonico del prepartita diramava una formazione con i rientranti Tartaglia, Tavano e Ticca. Ma il triplo transitorio vantaggio non è bastato ad avere ragione dei Cecilia in uno scontro al vertice più complicato del previsto.
Ottima squadra quella dei Cecilia, avevano sentenziato le prime due uscite stagionali. Contro Rezza una vittoria al cardiopalma, contro De Matteis una sapiente gestione di gara. Yuri Picciotti è fin qui il faro indiscusso, scaltro nel leggere le partite e decisivo nelle conclusioni in porta, ma è tutto il parco assoluti ad offrire soluzioni di livello che Peppe Costantini sa miscelare molto bene. Dalla famiglia Follina un contributo di inattesa concretezza, fatto di minuti parate e persino gol! Contro Tavano e soci l’impresa si presentava molto ardua, ma il fotogramma che sintetizza il pareggio strappato coi denti richiama alla rete del tutto involontaria (ma lo si disse anche di una deviazione a rete di Inzaghi in una finale Champions col Liverpool) di Marco Cecilia senior, che colpito al volto dal nipote Edoardo trasforma un tiro fuori misura in uno scacco matto.
Sgomita a sei punti il team Fabbricini, che dopo il K.O. all’esordio trova due nette affermazioni sotto la guida magistrale di Carlo Di Bella (otto gol in due partite). Contro Rezza, assente Di Bagno, c’è gloria per Levantini, giocatore sconosciuto agli addetti ai lavori ma in grado di fornire un minutaggio importante di qualità e quantità. Con Andrea Fabbri ed il redivivo Mescolini, l’altra novità Alessandro Gregori suggestiona l’idea di un Fabbricini in versione Gino Pozzo, bravo a reperire nei cunicoli dello spogliatoio giocatori a costo zero di affidabilità e prospettive.
Vecchio e Fioretti, centrando il successo al terzo tentativo, si allontanano dalle sabbie mobili della bassa classifica e guardano al futuro con un pizzico di serenità in più.
Dopo un pirotecnico sette pari acciuffato all’ultimo contro De Matteis campione in carica, il team di Fioretti, fin qui orfano di Nicolò Grisolia, era parso fragile ed arrendevole nella seconda uscita contro Fabbricini. Contro i Tasco la partita sembrava essersi messa male, ma una grande doppietta di Papo Grisolia unita ad una solida prestazione di Sarandrea hanno riportato la nave in porto con tre punti a bordo. Sembrano pochi due punti in classifica per il plenipotenziario Mister De Petris, affondato dopo due consecutivi pareggi per 4-4. La squadra sembra avere un senso, una quadratura, ma commette troppi errori e manca a tratti di imprevedibilità offensiva.
La prima vittoria del latitante Vecchio coincide con il ritorno in pianta stabile del pichichi Pippo Gasbarri, autore di un gol pesante in un momento importantissimo del match. La proverbiale versatilità di Murino, oltre al doppio ruolo di portiere ed attaccante, gli vale in assenza del boss anche quello di presidente-allenatore. Tutti compiti che Valerio sa svolgere con disarmante facilità ed eclettico spirito di servizio. Nel campionario c’è addirittura un gol in rovesciata, se non alla Parola almeno alla Maurizio Ganz, decisivo per indirizzare il punteggio e mandare gli avversari in farmacia. Con l’inserimento in pianta stabile di Saladino e Minnetti come Over e Albini junior tra i pali, la squadra sembra finalmente aver trovato un’identità. E i maligni già si chiedono se riuscirà Federico, al suo ritorno ormai imminente, a rovinare l’armoniosa opera del suo pupillo.
Bisogna arrivare in fondo alla classifica per scorgere finalmente il nome di De Matteis. Campione in carica senza perdere mai nel 2013, ultimo sconsolato con lo scudetto sul petto nel 2014. Sotto accusa, dopo un pareggio pieno di rimpianti e due sconfitte nette e brucianti, sono gli alfieri delle imprese di sempre, Giuffrida e De Matteis. Per un mercato incompleto e delle prove incolori e poco incisive. A nulla serviranno le dimissioni di Compagna, gesto pro-forma di mero opportunismo di chi già sa che verranno respinte. Contro Fabbricini non sarà un’ultima spiaggia, ma è necessaria una prestazione di ben altra consistenza per non affondare negli abissi.
Ed infine eccoci qua. E’ passato quasi un anno, un papa, due governi, due sindaci, una giunta Coni, un cucchiaio di legno, un paio di alluvioni e persino una coppa in faccia… E siamo ancora qua, a parlare di Rezza ultimo. Un rilancio in grande stile, i soliti proclami di uno staff articolato quanto amorfo, un mercato da protagonisti magnificato dalla stampa prezzolata. Poi il campo, le partite, i primi naufragi, la nuova stella Vavalli stoppata da uno stiramento ed una squadra che nonostante Barra e Kian fatica ad ingranare. Il pensiero che Maspes non è più in testa alla classifica a sfottere e ridacchiare ma siede in panchina al tuo fianco può essere solo una magra consolazione. Non inganni il clima mite di questi giorni, la primavera in casa Rezza tarderà ad arrivare.