Aniene a Tokyo: venti atleti, sei tecnici e un arbitro
Orgoglio. Un grandissimo orgoglio. Ancora una volta è il Circolo Canottieri Aniene – il nostro Circolo nella sua declinazione di società sportiva – a vestire d’azzurro il maggior numero di componenti della squadra olimpica e parolimpica, come società tradizionale, civile o non militare che dir si voglia.
Un orgoglio che deve essere di tutti i soci, più o meno emotivamente o muscolarmente legati allo sport, perché tutti hanno in qualche modo contribuito alla realizzazione di questo risultato.
Saranno 20 i nostri campioni che andranno a Tokyo. Dieci uomini e dieci donne. In sette discipline diverse. Tutte discipline cardine, che appartengono alla tradizione del programma olimpico, non quelle – rispettabilissime ci mancherebbe altro – che sono state inserite per star dietro alle mode e non perdere l’attenzione dei giovani o di certe aree geografiche economicamente interessanti.
Un numero – il 20 – che, trasformato da cifre in lettere, ha tradotto in un “Venti di gloria”, di manifesta ispirazione cinematografica, l’inno alla nostra gioia.
I nostri campioni sono Eleonora De Paolis nella canoa paralimpica, Gennaro Di Mauro, Valentina Iseppi, Chiara Ondioli e Bruno Rosetti nel canottaggio, Luca Mazzone nell’handbike, Stefano Di Cola, Elena Di Liddo, Nicolò Martinenghi, Margherita Panziera, Federica Pellegrini, Benedetta Pilato e Simona Quadarella nel nuoto, Simone Ciulli, Riccardo Menciotti ed Alessia Scortechini nel nuoto paralimpico, Matteo Berrettini e Fabio Fognini nel tennis, Lorenzo Marsaglia nei tuffi, Caterina Banti nella vela. In ordine alfabetico. Di disciplina o di cognome.
Ma dei nostri a Tokyo non ci saranno solo loro. Ci saranno anche sei nostri allenatori: Gianluca Belfiore, Matteo Giunta, Christian Minotti, Benedetta Molaioli, Marco Pedoja, Emanuele Sacchi.
E non finisce qui. Ci sarà anche un arbitro. Nel baseball. Unico europeo a ricoprire il ruolo. Si tratta di Fabrizio Fabrizi – nettunese manco a dirlo – dipendente del Circolo e come tutti gli altri compagni di lavoro entrato perfettamente nello spirito che anima la nostra compagine sociale. Nessun merito nostro in questo caso, ma un gran piacere.