Festeggiare una finale
Una finale va sempre festeggiata, perché, se si vuole vincere (e si è vinto 5 a 3), di lì bisogna passare. Ma la partita di questa sera ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Perché si era molto più forti, perché andava chiusa molto prima, perché abbiamo giocato un po’ sotto tono. Tutti buoni motivi per riflettere, ma, soprattutto per capire che giovedì sarà ben altra partita. E che il secondo posto non ci interessa.
Veniamo a noi.
Meliti: non è facile giocare una partita in cui arrivano dalle tue parti palloni ogni quattordici minuti. Soffre la poca reattività del reparto difensivo ed è costretto a fare i conti con palloni che mai nessuno intercetta. Capita. Voto: 8.
Di Bagno: è preciso come un teorema matematico. È sempre lì dove deve essere. E tra i pochi, in questa serata così così, a capire che, giocando ai quattro cantoni, puoi far sembrare forte una squadra che forte non è. È il giocatore che fa la differenza. Sempre. Ed anche stasera. Voto 9.
Lirosi: stasera è meno Lirosi del solito. Soffre il clima da partita già vinta che si respirava dal primo minuto, e non morde, quasi che non avesse appetito. Lo aspettiamo, vorace ed affamato, giovedì, perché, per un combattente come lui, ci sarà molto da battagliare. Voto 8.
Perrone: cerca il gol anche dal parcheggio. Tira e ritira. Soffre e marca. Imposta e, soprattutto, segna quei gol che ci portano, per mano, fino al momento che aspettiamo da un anno. Voto 9,5.
Malagò: alcuni recuperi li fa come se si stesse giocando nel ’79, e non nel 2016, tanta è la sua esuberanza fisica. Mai una sbavatura, anche verbale. Si rivolge ad arbitro ed avversari con una proprietà di linguaggio più da associato della Crusca che dell’Aniene. E vince un certame dialettico con un avversario, che lo sfida inutilmente rivolgendogli un richiamo, davvero privo di senso, alla “dignità umana”. È la nostra guida. Se stasera si è vinto, molto, e forse anche di più, è merito suo. Voto, va da sé, 10 e lode.
Cesaroni: entra in punta di piedi, e sfiora il gol per ben due volte. Dimostra di avere personalità e di meritare un posto in questa rosa. Non si lascia condizionare da qualche insulto che gli arriva, un pò da questo e un po’ da quello, in un paio d’occasioni. Da fiducia sapere che ci sia. Voto: 8,5.
Conte: deve sfondare la porta. Deve mangiarsi il pallone. Stasera si muove con misura, e corre tanto quanto basta. Ma il gol, stasera, era quello che la tribuna si attendeva. E su un pallone, che ha portato avanti con piede educatissimo, ha la responsabilità di non aver segnato. Giovedì non farà sconti. Voto 8,5.
Minnetti: ogni volta che entra nel rombo avversario, sa di aver fatto la cosa giusta. Ma sa anche che deve fare qualcosa in più. Per fare la cosa perfetta. Giovedì la pressione sarà alta per lui. Ma, se c’è da scommettere, io scommetto su Minnetti. Voto 8.
De Petris: è fortissimo. Entra indeciso se scendere in campo con o senza vespone, tanta è la paura di farsi male al primo scatto. Ma quei due palloni che calcia in rete sono sorrisi che lancia alla squadra. Gioca a mezzo servizio, ma quel mezzo basta ed avanza. Perché non sai mai se sia più la tecnica o il carisma. E già questo dubbio ti fa comprendere quanto sia importante. Voto 9.
Tavano: non sbaglia una mossa, al solito. Spiega, per la centesima volta, la solita lezione, ad una classe tanto indisciplinata da doversi far ripetere l’ovvio. Trenino, numeri e colori. Rigore e fantasia. Davvero bravo. Non possiamo deluderlo. Voto 10