Canottaggio/Giacomo Perini campione europeo paralimpico a Monaco
La prima medaglia per l’Italia del canottaggio agli Europei multidisciplina di Monaco l’ha conquistata Giacomo Perini: l’atleta paralimpico del Circolo Canottieri Aniene ha vinto l’oro nel singolo PR1 maschile chiudendo con il tempo di 9’38”48. Argento all’ucraino Roman Polianskyi (+7”36), bronzo al britannico Benjamin Pritchard (+15”27).
Giacomo è partito veloce e si è portato al comando davanti al campione paralimpico ucraino e allo sculler britannico. È transitato primo ai 500 metri e ha allungato il distacco a metà gara. Con una barca di vantaggio Perini ha continuato la sua corsa verso il traguardo e al passaggio dei 1500 metri era primo con 6”65 di vantaggio sull’Ucraina che, nel frattempo, aveva ricuperato sul britannico. Il finale è tutto azzurro con Giacomo Perini che si staglia in avanti e va a vincere il titolo europeo nel singolo PR1 maschile sull’Ucraina sulla Gran Bretagna. È un titolo storico per l’Italia.
Giacomo, romano nato il 16 maggio del 1996, tenace nello sport e non per nulla ha in Pietro Mennea il suo idolo, ha un sogno. «Vorrei diventare una persona di successo, ossia realizzare me stesso – dice – Però per semplificare posso dire vincere almeno una Paralimpiade». Il sogno potrebbe realizzarsi presto.
Aveva diciotto anni quando, all’ultimo anno del liceo (era un mercoledì di fine settembre del 2014) e impegnato nello sport con l’equitazione, è caduto improvvisamente perché il ginocchio ha ceduto. Rialzandosi, Giacomo non riusciva ad appoggiare la gamba e aveva la vista annebbiata. «Ho cercato di non perdere i sensi, ma lo spaesamento e la confusione erano tanti – ha raccontato – Avevo dei grossi lividi, un femore spezzato. Pensavano mi avesse fatto male un cavallo, ma la situazione non convinceva molto i medici».
È stato mandato a Bologna, in un centro specialistico, dove un’oncologa gli ha comunicato senza troppi giri di parole che aveva un osteosarcoma alla gamba destra e che avrebbe dovuto iniziare la chemioterapia. Per molti minuti c’è stato silenzio nella stanza presso la quale si trovava, interrotto da un pianto liberatorio per esternare le emozioni negative suscitate da quella notizia. «Perché proprio a me? In quel momento della mia vita i piani erano ben definiti, l’equitazione sarebbe diventata di lì a poco un lavoro. È stata una doccia gelata».
Perini ha cominciato subito la chemioterapia: «Stavo male vomitavo, mi caddero i capelli e iniziai a ingrassare. Non mi riconoscevo più». Nonostante le difficoltà, è tornato a scuola in sedia a rotelle e ha superato la maturità, ma il medico, durante un controllo, gli ha detto che l’equitazione avrebbe potuto seguirla soltanto in tivvù. Una mattina, vestendosi, ha sentito un bozzo dietro al ginocchio destro: la malattia era tornata. Ricoverato d’urgenza e operato, ma da creare altri guai è stata un’infezione aggressiva.
La sua gamba era mangiata letteralmente dall’infezione stessa e gli provocava un dolore perenne. Di fronte all’ennesima diagnosi di recidiva, gli furono prospettate due opzioni: l’ennesima operazione oppure l’amputazione della gamba. «All’inizio quest’ultima non l’ho presa nemmeno in considerazione… A 21 anni come fai a vivere senza una gamba, a camminare senza una gamba, a tenere la mano a una ragazza senza una gamba? Poi andai in terrazza, ascoltai la musica, piansi, cantai e ballai. Capii allora quale fosse la scelta giusta: andai dal mio oncologo e gli chiesi di amputare la gamba, che ormai era un peso, un macigno».
Superato l’intervento, Giacomo è tornato allo sport: non più l’equitazione, certo, ma il canottaggio, entrando nel 2017 nella Nazionale paralimpica italiana e nel dicembre 2019 è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.