Marani e la storia di Arpad Weisz, presentato al Circolo “Dallo scudetto ad Auschwitz”
Un libro per non dimenticare, una storia da far conoscere, rimasta per tanto tempo sconosciuta o quasi. Parliamo della vicenda sportiva e umana di Arpad Weisz, allenatore ungherese di origine ebraica che ha fatto grande il nostro calcio negli anni Trenta, quelli dei due titoli mondiali e dell’oro olimpico a Berlino 1936 prima di essere deportato e morire ad Auschwitz nel 1944, vittima dell’Olocausto.
Storia sconosciuta fino a quando Matteo Marani, giornalista bolognese vice direttore di Sky, ha deciso di portarla alla luce. Il suo è stato un lavoro importante, meticoloso, durato tre anni. Tutto è nato dalla visione di una fotografia dello stesso protagonista, Weisz appunto, come l’autore ha raccontato durante la bella presentazione nel Salone del nostro Circolo, alla presenza di un’importante platea. Marani ha indagato, ha cercato, scrutato, ritrovato protagonisti della storia tanti dei quali raccolto in un fazzoletto di terra proprio nella sua Bologna
Serata ricca di emozioni, guidata con grande cura da Simona Branchetti, con la presenza di Ruth Dureghello, la presidente della comunità ebraica di Roma che ha ricordato molte vicende di quegli anni, e di Giovanni Malagò che ha parlato di Weisz e dello sport di allora. Il presidente dell’Aniene, Massimo Fabbricini, elogiando il lavoro di Matteo Marani ha ricordato anche il volume “Non tuto è stato vano” di Claudio Colombo che ha narrato la storia di un altro calciatore e poi allenatore ungherese, Géza Kertész, noto in Italia per aver guidato tra il 1925 e il 1943 tante squadre, tra cui Roma e Lazio. Tornato in Patria, Kertész ha protetto dalla persecuzione gli ebrei, e per questo è stato torturato e fucilato ed è stato inserito dal governo di Israele nel Libro dei Giusti (i non ebrei che hanno difeso gli ebrei rischiando la vita), come Mario Martella, che annovera tanti figli e nipoti tra i nostri soci.