Fabbricini: “Orgoglio Pellegrini, le Olimpiadi sono nel cuore dell’Aniene”
Le Olimpiadi di Rio de Janeiro sono ormai alle porte e la spedizione azzurra è pronta: il Circolo Canottieri Aniene sarà la società sportiva “civile” più rappresentata nel team Italia. Una grande soddisfazione per il nostro Circolo in vista dei Giochi: Massimo Fabbricini, Responsabile dell’Organizzazione Sportiva, non nasconde il grande orgoglio, frutto però di un’accurata pianificazione portata avanti negli anni.
“Come Circolo abbiamo un progetto olimpico molto chiaro a partire dal 2000. E’ tutto legato alla volontà di chi, nel 1997, divenne Presidente del nostro Circolo, vale a dire Giovanni Malagò, che ci teneva a far aumentare la competitività dell’Aniene. La cosa alla quale ora teniamo di più, che è la vera ragione per cui abbiamo iniziato a curare lo sport ad alto livello, è un’apertura nei confronti dei ragazzi: abbiamo oltre 3000 giovani che praticano diverse discipline da noi, è un numero spaventoso. Ne abbiamo 2000 per il nuoto, 250 per il tennis, 200 per il canottaggio, 200 della canoa, 130 dei tuffi, la nostra scuola di calcetto e tanti altri. Questi ragazzi possono vedere, toccare con mano e conoscere i grandi campioni: abbiamo costruito e stiamo costruendo in casa tanti atleti pronti per le Olimpiadi. Possiamo trasmettere il testimone dello sport a tanti giovani grazie a questi campioni”.
Quali sono le principali speranze di medaglia per i nostri tesserati?
“Negli sport olimpici la palla non è rotonda, è inutile sperare che arrivino medaglie da dove sai di non poterne meritare.
Magari negli sport di combattimento può succedere qualcosa fuori dagli schemi ma quando si parla di nuoto o di atletica è difficile che esca fuori la medaglia inattesa.
Non mi piace molto fare i nomi perché non amo escludere determinati atleti, parlando onestamente però possiamo dire che avremo speranze di medaglia nel nuoto con tre atleti e nella vela con un’atleta. Nel nuoto, Federica Pellegrini difficilmente manca l’appuntamento, anche se intorno a lei c’è un terremoto di ragazzine terribili, provenienti da ogni parte del mondo. Le altre grandi prospettive le abbiamo nel nuoto di fondo: Ruffini dovrà cimentarsi nella 10 km anche se è il numero 1 della 25 km, che purtroppo non fa parte del programma. Ha dimostrato nelle ultime prove della Coppa del Mondo di poter primeggiare, si giocherà le sue carte in maniera seria. E’ vero che nel nuoto di fondo, specialmente in occasione delle Olimpiadi, alcuni atleti abituati a percorrere magari i 1.500 m in piscina decidono di provare il fondo, pensiamo a Mellouli ad esempio, ma a Rio de Janeiro si nuoterà in acque mosse, non in acque ferme come è accaduto a Londra: in questo modo, gli specialisti avranno un leggero vantaggio rispetto a chi è abituato a cimentarsi in piscina. Anche Vanelli ha raccolto ottimi risultati negli ultimi due mesi.
Per la vela non ci possiamo nascondere, anche se in determinate gare basta una scelta azzeccata di vento per ribaltare i pronostici: Giulia Conti, che gareggia insieme alla Clapcich, che non è una ragazza Aniene ma dell’Aeronautica Militare – si tratta di un progetto molto bello, portato avanti unendo le forze civili e militari già da due anni -, può andare a medaglia. Abbiamo anche un altro equipaggio, composto da Elena Berta e Alice Sinno, che sono entrambe dell’Aniene. Siamo comunque pronti ad accogliere a braccia aperte qualsiasi speranza di medaglia”.
Una partecipazione, quella del nostro Circolo, che non si limita agli atleti…
“Nella delegazione olimpica abbiamo molti soci, tralasciando i volti noti che fanno parte dell’apparato voglio far capire che aria si respira qui al circolo. Abbiamo Enrico Giorgi che sarà il fisioterapista della Nazionale di vela; Emanuele Sacchi che è un nostro tecnico che sarà l’allenatore del nuoto di fondo maschile; una nostra ex medaglia olimpica, Raffaello Leonardo, bronzo nel 2004 ad Atene, che sarà il commentatore tecnico della Rai per il canottaggio, e un nostro storico socio, Jacopo Volpi, che sarà il conduttore della trasmissione da Rio de Janeiro. L’Olimpiade, nel nostro circolo, è nel cuore di tutti”.
Oltre ai tanti presenti, dobbiamo registrare anche qualche dolorosa assenza?
“Purtroppo sì. Penso a Simone Bolelli che sarebbe andato certamente e che ha subito un infortunio al ginocchio, a Flavia Pennetta che ha deciso di lasciare il tennis o a una giovanissima del nuoto, Simona Quadarella, che nuota gli 800 metri, campionessa del mondo Juniores che ha vinto a Nanchino le olimpiadi giovanili.
Purtroppo non ha raggiunto il tempo imposto dalla FIN per arrivare a Rio, pur avendo ampiamente centrato il minimo olimpico, per alcuni centesimi di secondo. E’ rimasta fuori per pochissimo, non vogliamo assolutamente contestare la mancata convocazione, le regole erano chiare. Si aspettava però di farcela, quando ha vinto i Mondiali Juniores sui 1500 con un tempo che, nei Mondiali Assoluti, l’avrebbe portata al sesto posto.
A Rio avremo un orgoglio in più: Federica Pellegrini sarà la portabandiera azzurra.
“Penso che Federica abbia davvero meritato questo riconoscimento. Già in passato aveva tutti i titoli per assumersi questa responsabilità ma era sempre impegnata nei 400 metri, che nel programma olimpico erano fissati per il primo giorno, quello subito successivo alla cerimonia d’apertura. Fare la portabandiera non è uno scherzo: mi è capitato in tre occasioni di partecipare alla sfilata, è un’autentica faticaccia, in particolare per chi fa da portabandiera. A Londra decise di rispettare i suoi progetti di gara, stavolta non sarà impegnata e non ha voluto rinunciare: per noi è un motivo d’orgoglio che tocchi a lei. Tanti altri atleti potevano avere l’ambizione di farlo ma è giusto che sia Federica la nostra portabandiera. Mi ricordo di averla vista per la prima volta ad Atene, nel 2004, quando da ragazzina perse per un nulla l’oro perché gli scappò una rivale in ottava corsia. Partecipare a quattro Olimpiadi, in una specialità come il nuoto, è come passare da un secolo all’altro: la vita di un nuotatore è solitamente limitata, anche se ora rispetto al passato la longevità è aumentata. Stare sempre ai vertici è davvero un evento”.
Tokyo 2020 è un obiettivo possibile per Federica?
“Fare sport a questi livelli vuol dire dedicare la vita alla disciplina, significa poter fare solo quella cosa. Se a un certo punto Federica volesse decidere di diventare moglie e madre la sua vita cambierebbe: sono scelte che si fanno pesando tanti fattori. C’è chi smette e poi riprende magari solo per stabilire un record di longevità: Federica, quando scende in acqua, vuole lottare per una medaglia, non per un primato”.