Cape Epic 2016: polvere e sudore nel segno di un Grande Amico che non c’è più
Tutti in sella alla mountain bike per rivivere la Cape Epic 2016, l’affascinante e faticosa gara a tappe conclutasi domenica 20 marzo, a cui hanno partecipato i nostri ciclisti Tommaso Viti e Attilio Pagni.
Attraverso le parole di Stefano Risi, che ringraziamo per questo suo prezioso ed emozionante ricordo, riviviamo l’impresa dei nostri ragazzi che hanno corso e sudato anche per il loro compagno di squadra e amico che non c’è più, Andrea.
Quando mi è squillato il telefono ed ho risposto a Nicco Pagni non volevo crederci: mi chiedeva di partire nel giro di 48 ore per seguire la loro Cape Epic, una delle gare più famose nel mondo della mountain bike in uno dei posti che ho sempre desiderato visitare, il Sudafrica, nella zona di Cape Town. A lui e Tommy Viti serve assistenza logistica e organizzativa necessaria a chiunque intraprenda una corsa a tappe di questo livello e il ruolo che doveva essere ricoperto da Paolo Bernini è rimasto scoperto, quindi avrei fatto coppia con Sabina Carbotti.
Il tempo di riordinare le idee e capire che non posso farmi sfuggire una bella esperienza come questa e accetto. E così senza neanche rendermene conto, mi ritrovo su un aereo alla volta di Città del Capo dove ad attendermi ci sarebbe stato il team al completo, pronto ad affrontare questa avventura.
La città è splendida e racchiude in se tutti gli ingredienti per essere amata da uno come me: ordinata, luminosa, con un clima formidabile secco e soleggiato, che mi dà la possibilità di fare tutte le attività sportive che preferisco.
E poi c’è la gara. Otto giorni di tappe durissime, circa 100km ognuna con dislivelli importanti, terreno tecnico e senza giornate di riposo. Capisco subito che si tratta di una impresa e da profano di gare di Mountain bike, arrivo persino a dubitare che possano farcela, in particolare quando Tommy viene afflitto da problemi, chiamiamoli così, di pancia. Le prime due tappe, che vedono la partenza da Città del Capo verso la piccola cittadina di Tulbagh, mettono subito in evidenza la durezza della gara, aumentata dal clima a 30°, il vento e la situazione di Tommi che arriva sempre stravolto, con i crampi dovuti alla disidratazione e con la poca possibilità di reintegrare a sufficienza a causa del suo problema. Nicco invece è pazzesco, fresco come una rosa, paziente con l’amico in difficoltà, tiene il ritmo giusto e lo porta sempre al traguardo di tappa, dove Sabina ed Io li aspettiamo in apprensione, cercando di darci da fare come possiamo per alleviare la loro fase di recupero.
Sabina è davvero la presenza femminile che ci vuole, si occupa di tutto, dal preparare i panini per i ragazzi a guidare la macchina, vista la mia poca dimestichezza con la guida a sinistra. Insomma siamo una squadra affiatata nonostante sia la prima volta che lavoriamo tutti insieme e ci muoviamo sul puro istinto del momento. Tommi migliora e la quarta tappa, leggermente più morbida nel dislivello e nella durata, mi fa sperare che possa essere il voltapagina. E così è, i ragazzi infatti entrano in forma e guadagnano posizioni.
Nel frattempo siamo a Wellington e alloggiamo in una farmhouse fantastica circondata da boschi per fare trekking e pedalate e da una piscina da sogno dove recuperare le forze. Da qui ci muoviamo verso la terra del vino, Stellenbosh, con i ragazzi che iniziano a volare e continuano a riprendere posizioni su posizioni (118 solo negli ultimi 3 giorni), recuperando su coloro che sono partiti troppo forte nelle prime. Ormai sembra fatta, siamo arrivati alla fine della gara, nei dintorni di Cape Town.
L’ultima tappa è una marcia trionfale, vederli arrivare con la bandiera dell’Aniene spiegata ci commuove un po’ e il pensiero vola subito a un amico che non c’è più. Uno come Andrea, loro compagno di allenamenti e fonte di ispirazione, questa non se la sarebbe persa per nessuna ragione al mondo e avrebbe confermato la sensazione provata nel vederli tagliare il traguardo.
Questi ragazzi hanno compiuto una vera impresa.