Scortechini, Menciotti e Ciulli in evidenza ai Mondiali di Nuoto
Italia sul tetto del mondo. Azzurri primi nel medagliere del Campionato Mondiale di Nuoto Paralimpico di Londra 2019. Questa volta si tratta di un mondiale vero, non come quello “dimezzato” a causa del terremoto di Mexico City 2017. I nostri nuotatori hanno trionfato davanti ai padroni di casa, ai rientranti russi, dopo due anni di “esilio” per i noti fatti di doping di stato, ad ucraini, americani e cinesi. Confermati davanti al mondo intero i 20 titoli di Messico 2017 con il contorno di 18 argenti e 12 bronzi, per la cifra tonda finale di ben 50 medaglie. Un bottino cospicuo che allargherà notevolmente il numero di slots per i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020: massimo traguardo per ogni nuotatore.
Di questa nazionale fortissima, di queste 50 medaglie facciamo parte anche noi del Circolo Canottieri Aniene. I nostri tre meravigliosi ragazzi ci hanno regalato altrettante splendide medaglie proprio negli ultimi tre giorni della kermesse. Ha cominciato Alessia Scortechini che, dopo due belle finali nei 50 e 100 SL, si è ricordata di essere campionessa del mondo in carica e primatista europea dei 100 farfalla e si è presa d’imperio l’argento con una gara tutta d’orgoglio, oltre che finalmente con un crono vicinissimo al personale. Per l’oro ci sarebbero voluti un paio di decimi di meno. Ma è tempo che Alessia si renda conto che con la sua velocità di base e la sua flessuosità in acqua potrebbe già oggi valere un paio di secondi in meno.
Di Riccardo Menciotti c’è poco da dire, o forse moltissimo: la sua solidità è garanzia assoluta e in un anno più che complicato (la perdita del suo primo allenatore Giorgio Marconi è stato un colpo durissimo da assorbire) è riuscito a reagire da dorsista di razza e a prendersi il terzo gradino del podio negli amati 100 metri dorso. Le finali dei 200mx e dei 100 farfalla chiuse al quinto e quarto posto con ottimi crono lo avevano lasciato solo parzialmente soddisfatto, né lo aveva abbattuto l’esclusione, non per demerito ma per mero calcolo aritmetico (Fantin è stato riclassificato da S5 a S6 e non si poteva più schierare un altro S10 perché la somma delle 4 classi dei 4 atleti deve dare al massimo 34 punti), dalla staffetta 4x100SL che lo aveva consacrato campione d’Europa a Dublino 2018. Con una gara tutta cuore, passando a stecca ai 50, si è preso la prima medaglia mondiale sfiorando l’argento, stesso podio di Dublino a conferma che in questa gara l’Europa detta legge. Credo che Giorgio da lassù abbia sorriso soddisfatto.
Infine Simone Ciulli, passato per mille inferni di classificazioni e risorto come l’araba fenice, si è preso la medaglia più bella nei 50SL S9, in una finale spaccata in due dai marziani Baarlam e Tarasov. Simone ha vinto la gara dei terrestri regolando a tre, quattro e undici centesimi il gruppo degli inseguitori. Un cinquanta tutto d’un fiato, senza respirare, in totale ipossia che gli ha permesso di migliorare quei 2 decimi e mezzo che hanno significato medaglia. Un bronzo che vale oro, quei due decimi e mezzo che vanno migliorati anche nei 100 per far parte del quartetto che ha chiuso i campionati col record del mondo e con l’ultimo oro per l’Italia, che significa primo posto nel medagliere.